_ Quando il surdo va per conto suo
l’unica cosa che rimane è il suicidio_
(Luis Agudo)

Leggendo velocemente il curriculum di Luis Agudo balzano subito all’occhio, anche del più inesperto musicista, le sue grandi capacità artistiche. Di origine argentina, dall’età di quattordici anni frequenta il Conservatorio Musicale della città di La Plata e all’età di 25 anni entra a far parte della “bateria” della “Escola do Samba Academicos do Salgueiro”, una delle quattro più vecchie e più grandi scuole di samba di Rio de Janeiro. Ma l’autenticità e il folklore brasiliano li riscopre vivendo a contatto diretto con una famiglia in una favelas. La sua vita artistica ed umana si è sempre, infatti, caratterizzata per uno studio “sul posto” dei ritmi che lo incuriosiscono.

Luis AgudoNel 1970 si trova a Parigi e pochi anni più tardi inizia a viaggiare regolarmente alla riscoperta del folklore musicale africano. Agudo si è esibito in oltre 24 nazioni, venendo a contatto con artisti di fama internazionale: Elvin Jones, uno dei più grandi percussionisti della storia del Jazz, Gal Costa, Norberto Minichillo; vanta concerti con il maestro del folklore argentino Atahualpa Yupanqui al “Piccolo Teatro” di Milano. Sempre in Italia collabora con il pianista Franco D’ Andrea e il chitarrista Irio De Paula ed è presente in svariate situazioni jazzistiche e non, alternandole all’attività didattica sulla ritmica e costruzione di strumenti tradizionali.

La lista di eventi, concerti e collaborazioni con artisti internazionali potrebbe continuare ancora a lungo, ma tutto questo rimane comunque sterile di fronte alla persona che si incontra quando si ha la possibilità di partecipare ad uno dei suoi incontri. Le umili radici che hanno caratterizzato la sua adolescenza, la curiosità per il nuovo oltre al grande talento musicale sono palpabili già dalle poche parole scambiate con Agudo. Entrare in contatto con quest’ uomo permette in soli due giorni di assaporare immediatamente le sue doti umane ed artistiche che riesce a trasmettere in modo immediato a tutti: sia a coloro che vantano anni di esperienza nel campo delle percussioni, sia a coloro che per la prima volta hanno suonato un ritmo.

Un percorso musicale fuori del comune… i concetti fondamentali che sono emersi non hanno solo fatto capo a nuovi ritmi da inserire nel proprio bagaglio di esperienza, ma lo stage è stato un vero e proprio viaggio attraverso le radici della musica, dove dire musica è ben lontano dall’idea di tenere uno strumento vero e proprio in mano, ma si riferisce piuttosto all’espressione più profonda dello spirito di una persona e della sua interpretazione del ritmo. Un tavolo in legno, un pentolino in metallo, i tacchi di un paio di scarpe si possono trasformare in oggetti da suonare e diventare il veicolo per l’espressione della ritmica presente nell’uomo. La ritmica è presente in ciascuno di noi; occorre solo saperla coltivare e trovare la strada per esprimerla.

Stage con Luis AgudoPer noi europei forse è un percorso più difficile rispetto e chi nasce nelle calde terre dell’Africa venendo cullato ogni giorni tra i ritmi locali, ma Luis ci ha dimostrato in pochi minuti dall’incontro che insieme si poteva andare oltre la nostra cultura europea. Una ritmica dunque che diventa circolare e che con pochi suoni e accenti porta, a chi la interpreta, in uno stato di estasi, tipico del concetto afro-cubano. E più il gruppo si fa consistente e ricco di suoni, più la situazione ritmica diventa corposa risollevando lo spirito alla musica e al tempo stesso alla danza, due elementi inscindibili l’uno dall’altro.

Agudo è un uomo che ama assaporare i colori e i ritmi che lo circondano fondendoli insieme e che sa trasmettere questo sentimento a chi lo circonda: la musica come vita e la vita in musica. Sperando che anche della nostra Romagna gli siano rimasti impressi nella memoria i sapori del vino, della pesce e delle persone che hanno condiviso con lui questa esperienza, lo ringraziamo per quello che ci ha insegnato sperando di avere presto la possibilità di incontrarlo.
Grazie…