Etnie – “vacanze etniche”…. Questo il nome della manifestazione a cui hanno partecipato alcuni ragazzi del gruppo Tocadores dal 23 al 30 agosto 2008 in una delle più note località di mare del sud Italia a Marina di Camerota (Salerno – Campania). Un modo per associare a rilassanti momenti trascorsi in riva al mare, lo studio e la divulgazione della percussione, della danza e del canto di alcuni paesi nei quali le tradizioni popolari sono particolarmente vive.

Etnie corso percussioni afroPer chi ha vissuto questa intensa settimana non ci sono parole per spiegare completamente “cosa è Etnie” perché questa manifestazione è una esperienza così particolare che solo vivendola in prima persona può essere veramente compresa. Probabilmente una settimana che ti allunga la vita, che ti fa riscoprire il potere di aggregazione della musica, di qualsiasi genere essa sia. Un percorso nella sinuosità della danza del ventre fino alla vitalità dei ritmi e balli africani, passando attraverso la tradizione popolare italiana e l’agilità della capoeira. Queste sono alcune delle iniziative nate per soddisfare la curiosità di tutti, ma la cosa che più sorprende è che per quanto ognuno coltivi gusti propri, il potere della musica sa andare oltre certe barriere e ti porta fino a quel confine dove non siamo più individui singoli, ma un unico gruppo, un’unica razza capace di suonare a ballare insieme nella convivialità dei diversi ritmi. Lo spirito,  la voglia di divertirsi e allo stesso tempo di mettersi in gioco, hanno fatto da collante tra tutti noi, persone di qualsiasi età, bambini e adulti, e di diverse parti dell’Italia, da Trento fino alla Sicilia.

Tocadores con Ruggero ArtaleE’ la musica che ti entra dentro nel profondo in modo del tutto naturale seguendo i percorsi più strani e solo quando è il momento di tornare alla realtà lavorativa di tutti giorni, senti che qualcosa ti manca e dal principio non riesci a distinguere esattamente che cosa sia… forse il profumo del mare o la saporita cucina del cilento… poi all’improvviso comprendi che quello che ti manca è il ritmo, i suoni dei tamburi che fanno da sottofondo ad ogni tuo fare e che sono così in sintonia con il nostro modo di essere più profondo e spontaneo.

Concludo con un aneddoto. Come da tradizione, l’ultima sera ci si incontra in una grande jam session per festeggiare insieme la fine della “settimana studio”. Tutti catturati dal ritmo, chi suona uno strumento da un lato e chi balla dall’altro, chi riesce a fare entrambe le cose contemporaneamente! Poi all’improvviso la luce nel villaggio se ne va, ma nessuno si ferma, tutti continuano ad essere invasi dalla musica come se nulla fosse accaduto e al ritmo di quaranta tamburi la gente continua a ballare!

Che ogni giorno sia una danza!